VIDEO | L'aretino Federico Rossi in Polonia per la crisi dei migranti: "Violazione di diritti umani alle porte dell'Europa"

Federico Rossi, aretino, ormai da anni impegnato sui fronti delle rotte dei migranti si trova adesso in Polonia. Lì infatti è in corso ormai da settimane un'atroce crisi umanitaria destinata a peggiorare viste le condizioni climatiche che non permettono la sopravvivenza in un territorio già impervio e difficile da affrontare, senza considerare poi l'inospitalità dei militari bielorussi che spingono sul confine i migranti e dall'altra i polacchi che li respingono con forza. Così che queste migliaia di persone, provenienti da paesi come Siria, Afghanistan o l'Iraq, restano strette nella morsa.

Sul posto intorno al confine c'è una zona rossa, interdetta alla popolazione e anche ai giornalisti. E' per questo molto difficile raccontare quello che succede. Federico con l'associazione Neos Kosmos si trovava in Grecia dove lavora attualmente quando è stato deciso lo spostamento sull'altro fronte.

"Siamo qui per raccogliere informazioni di prima mano e spiegarlo al pubblico italiano, e anche per creare contatti con gli attivisti che stanno intervenendo per salvare i migranti. La situazione è estremamente complessa su entrambi i fronti e tutto questo accade in Europa, non lo dimentichiamo" spiega Federico mentre si trova ancora a Varsavia. Tre giorni fa si è anche avvicinato al confine, fino a che è consentito, respirando sempre più da vicino quelle condizioni disumane di trattamento per i migranti, donne, uomini e bambini."

"La situazione al confine è la seguente: ovvero ci sono qualche migliaio di persone in Bielorussia. Sono arrivate quest'estate con voli da paesi come Iraq, Turchia, Libano, Siria così il governo ha di fatto creato una nuova rotta migratoria e una crisi umanitaria aperta a tavolino. Nelle ultime settimane quando questa notizia ha avuto la ribalta mondiale abbiamo comunque capito che le immagini sono quelle che sono state diffuse dalla Bielorussia, perché invece in Polonia in una striscia che va dai 3 ai 5 km dal confine vige lo stato di emergenza."

"Questo significa che nessuno da fuori può andare e quindi giornalisti non sono ammessi così come le organizzazioni umanitarie, medici e infermieri non possono andare. Diventa molto difficile raccontare quello che avviene al confine della parte polacca che ricordiamo essere comunque in Europa. Io mi sono avvicinato al confine per parlare con alcuni attivisti. Anche perché il motivo per cui siamo qua come associazione, non è quello di operare sul campo, ma è quello di conoscere realtà locali impegnate nell'intervento umanitario ed eventualmente poi campire come è possibile aiutarle e supportarle. Il lavoro che possono compiere le associazioni impegnate è quello di cercare di permettere ai migranti di chiedere asilo politico in Polonia, assistenza sanitaria a fronte di condizioni fisiche e psicologiche sempre più precarie: le temperature sono già sotto lo zero, la foresta che separa parte del confine si trova a cavallo dei due stati ed è definita primordiale, è molto inospitale è difficile camminare figuriamoci sopravvivere. Anche perché ha molti acquitrini, paludi e sabbie mobili. Le persone non sanno cosa stanno provando ad attraversare, si ritrovano semplicemente nella foresta cercando di non farsi scoprire e chiedono aiuto a gruppi di attivisti locali e a organizzazioni umanitarie che cercano d intervenire e capire quello di cui le persone hanno bisogno a livello sanitario e di beni di prima necessità che possono essere cibo, acqua, ma anche vestiti più caldi, accessori termici, oppure anche power bank per ricaricare il cellulare."

C'è forte consapevolezza nelle parole di Federico Rossi che pone domande ben precise individuando responsabilità e lassismo politico.

"Chi è che si trova nel mezzo a questo gioco politico? Chi sono le vere vittime? Perché anche gli europei parlano di supporto alla Polonia? Le vere vittime di questa situazione sono le persone che si trovano bloccate al confine. La speranza che sembra sempre più difficile è che semplicemente vengano riconosciuti i diritti di tutte le persone. Se stiamo all'interno di un sistema come l'Europa ogni limitazione del diritto di ogni persona ci interessa. Personalmente penso che non dobbiamo mai abituarsi ad accettare quello che non può essere accettato."

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